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25 Marzo 2019

Gastone Bianchi

TRATTI CHE LASCIANO IL SEGNO di Andrea Biban

Ci troviamo a Trieste non distanti da Piazza Unità D’Italia presso lo Studio 517Sanvito per conoscere l’artista Gastone Bianchi.

Gastone Bianchi nasce a Trieste nel 1986. Appassionato da sempre alla pittura, si forma alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia, approfondendone le tecniche con i maestri Domenico Boniello (acquerello), Claudio Mario Feruglio (acrilico), Franco Vecchiet (incisione); ha inoltre partecipato ad uno stage importante tenuto dal pittore californiano Javier Alvarez Palomar per sviluppare l’uso dell’acrilico in funzione dei panneggi. Gastone si è anche messo alla prova nel campo dell’arte del vetro, in particolare sperimentando la tecnica delle murrine, con i maestri Matthew Curtis e Thomas Blanck presso l’atelier di Diego Feurer a Lugano. Ha esposto in varie mostre collettive e ne ha allestito alcune personali espandendo temi che spaziano dal sociale allo storico.
Entrando nello studio si avverte da subito un flusso di energia che ti cattura; attraversando le ampie e luminose stanze suddivise sui vari piani ci si rende conto di essere di fronte a un insieme speciale. Centinaia di bozzetti, disegni, opere e quant’altro; si può percepire quanto tempo venga dedicato ogni giorno alla ricerca e alla sperimentazione di nuove vie di espressione.
Gli spazi sono condivisi con il padre Edoardo che ne usufruisce anch’egli per il suo lavoro. Spazi che spesso vengono messi a disposizione per attività di tipo sociale o ad Associazioni che hanno bisogno di un punto di incontro.
 

Come è nato il tuo viaggio artistico?
Tutto è nato da una passione che fin da piccolo mi accompagna, ma la svolta è avvenuta nel 2003. In quell’anno ho iniziato a seguire diversi corsi e stage per approfondire le mie tecniche, in primis l’acquerello, seguito dall’acrilico, l’incisione su rame e su zinco e, approdando agli anni più recenti, all’acrilico su poliestere e alle elaborazioni digitali di fotografie.
Sono contento di avere condiviso le fasi iniziali di questo percorso con molti maestri perché non solo mi hanno insegnato molto a livello tecnico, ma mi hanno portato ad essere un po’ meno severo con me stesso. In particolare vorrei citare il maestro Feruglio che con il suo metodo di insegnamento consente all’allievo di trovare il suo modo di esprimersi senza condizionamenti.

Da cosa trai ispirazione?
Quando preparo un corpo espositivo parto dal pensiero, dallo studio documentale sul tema che ho scelto, metto giù i pensieri e li riordino e da lì prendo spunto per realizzare il lavoro; come per esempio è stato per una mostra che ho realizzato nel 2015 intitolata “la fatalità dell’indifferenza”. Prediligo più l’approccio fisico e diretto con il materiale, mettere mano e acquisire la padronanza delle tecniche; tuttavia a volte lascio che la casualità e l’imprevedibilità mettano il loro contributo senza essere troppo condizionato dalla parte scolastica. Se tutto è prestabilito non c’è gusto, all’inizio non sai mai se l’opera verrà come vuoi ed è questa la cosa bella. Le opere che non mi vengono subito come desidero le lascio “sedimentare” riprendendole successivamente. Alla base di tutto deve esserci la mia soddisfazione, solo in quel momento mi rendo davvero conto se quello che avevo ipotizzato si sia tradotto in realtà.

Come influisce Edoardo Bianchi in questo cammino?
Mio padre è un compagno di viaggio ideale, ci stimoliamo a vicenda, abbiamo cominciato a mettere insieme questa nostra affinità di idee e nostri approcci diversi, ma paralleli nel campo artistico e della progettazione. Volevamo realizzare il nostro sogno, lo Studio 517Sanvito che prende nome dal numero storico con cui è stata registrata questa casa, che è anche la nostra abitazione.

Ci sono progetti a cui stai lavorando attualmente di cui vorresti raccontarci qualcosa?
Al momento sto rimettendo mano a tre progetti che avevo messo da parte lo scorso anno.
Il primo sulla tematica del sogno, con tecnica in acrilico su poliestere, che mira ad analizzare quanto la dimensione del mondo onirico possa influire sulla mente umana.
Il secondo è lo studio della luce che sfocerà in una mostra dove illustrerò tutte le tecniche che ho utilizzato finora.
Il terzo tema è rimasto in fase preparatoria con alcuni corpi d’opera per la realizzazione di una serie di poliesteri ispirati alle poesie di Padre David Maria Turoldo.

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