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Copertina AGHES - RGB_omb
24 Novembre 2018

Novità in libreria

Presentazione sabato 24 Novembre 2018 ore 18,00
Libreria Friuli – Via dei Rizzani, 1/3 - Udine


Lo Scatolificio Udinese srl è lieto di presentare un progetto editoriale che si svilupperà con il marchio di IGAB sas, azienda del Gruppo.
Prende l’avvio la Collana “L’albero dello scoiattolo con il libro Aghes di Umberto Valentinis.

Aghes si presenta come un trittico, composto da due poemetti in friulano, con una prosa in italiano intercalata. Immagini fotografiche in bianco e nero di Roberto Cerretelli, di forte impatto visivo, accompagnano la parola scritta, al limitare tra le sezioni del testo.

L’acqua è l’elemento che permea le immagini e le unifica.

Nel primo dei due poemetti, “Corot par Domenia Marcuça”, il tema dell’acqua si mescola a quello della “morte per acqua” e in esso alla fine confluisce. Viene rievocata una ragazzetta di Cornino, “somersa dai Torento Taigiamento” mentre ritornava da una sagra. Il poeta ne aveva scoperta la lapide incastrata tra i massi di un muraglione, lungo una strada che scende verso le grave del “Taigiamento”: le parole decifrate sul sasso e il nome della “frute” avevano agito, e Domenica Marcuzzi “di ani 14” era risorta in poesia.

La prosa in italiano, “Il promontorio di Cornino”, è una evocazione di paesaggio. Le parole cercano di tradurre in immagini le impressioni che lo sguardo, ora lenticolare, a distanza ravvicinata; ora zenitale e a volo d’uccello, ha affidato alla memoria, al lavorio delle sue trasformazioni. Un breve rilievo petroso e selvoso, stretto tra il laghetto di Cornino e le grave dell’Aghe, introduce a un lembo di Friuli senza tempo, apparizione prossima a dissolversi, destinata a scomparire. Ricompare invece, per l’ultima volta, l’immagine della ragazzetta “somersa”, e il poeta è con lei che prende congedo dal luogo e dal tempo.

Il secondo poemetto in friulano, “Pal Puntiç”, è anch’esso una evocazione di paesaggio, che viene stimolata dall’immagine di un ponte antico, mirabilmente incastonato in un piccolo mondo di acque mutevoli, rapinose o immobili, di boschi, di massi muscosi franati, in bilico su forre anguste, di sentieri inerbiti che si perdono. Elementi autobiografici si mescolano a echi di storie remote o recenti. Anche qui, si dovrà ripetere: “et in Arcadia ego”. Ma domina, anche se sommessa, la voce della natura, che il poeta si sforza di percepire e di tradurre in parole che non le appartengono: che sono le uniche che il poeta può usare.

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